Conosci le procedure di ADR? Si definiscono procedure di Alternative Dispute Resolution (ovvero di risoluzione alternativa delle controversie), tutte quelle procedure – semplifico al massimo – che consentono di provare a risolvere una controversia, in modo “alternativo”, senza ricorrere allo strumento contenzioso, ovvero al Tribunale o al Giudice di Pace.
Il principale di questi strumenti (ma ce ne sono molti, di cui parleremo) è la mediazione civile e commerciale.
Come funziona? In poche parole, la procedura è gestita da un Organismo di mediazione, che deve essere autorizzato dal Ministero della Giustizia. Qui l’elenco degli organismi accreditati.
Si presenta la domanda contenente l’oggetto della controversia ed i dati della parte da invitare e, entro breve tempo, si viene convocati davanti ad un mediatore professionista (qui l’elenco dei mediatori accreditati) che, fissando una serie di incontri presso l’organismo, aiuta le parti (assistite dai loro avvocati) a lavorare sul problema che li ha portati lì, per trovare una soluzione che ponga fine al litigio,
Semplifichiamo ancora: con la mediazione, puoi provare a risolvere un litigio, senza fare una causa… bello, no?
Ehi, ma allora ci proveranno tutti! I Tribunali saranno vuoti!
Ecco… no.
Purtroppo, la mediazione, che potrebbe essere un efficace mezzo per ridurre il numero delle cause (troppe, in Italia), cresce nella nostra cultura a ritmi lentissimi, tanto è vero che, per diffonderla, la legge italiana ne ha imposto l’utilizzo per alcune materie prima di poter accedere al Tribunale (condominio; diritti reali; divisione; successioni ereditarie; patti di famiglia; locazione; comodato; affitto di aziende; risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria; risarcimento del danno derivante da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità; contratti assicurativi, bancari e finanziari).
Come dire: prima di litigare davanti al Giudice, almeno provateci!
Ormai da molti anni, accompagno i miei clienti nelle procedure di mediazione (come avvocato difensore), ma da altrettanti anni svolgo il ruolo di mediatore professionista presso un organismo accreditato della mia città.
Questa esperienza mi ha consentito di vivere la mediazione da due punti di vista e di fare alcune osservazioni.
Una in particolare. L’obiezione che viene, spesso, avanzata al mediatore dagli avvocati (scettici sull’utilità dello strumento) che accompagnano le parti in mediazione è: “Ma, scusi, secondo lei, se ci fosse stata la possibilità di trovare un accordo tra i nostri clienti, non l’avremmo trovato noi avvocati?”
No, da mediatore, secondo me no. Ed il motivo è semplice e sta nel fatto che il mediatore, proprio perché è un terzo imparziale ed esterno alla controversia, si pone in una posizione privilegiata, per aiutare le parti a costruire e ad inventare un accordo.
Nel corso degli incontri separati che può avere con ciascuna delle parti, il mediatore può assumere informazioni che le parti non racconterebbero mai direttamente alla controparte, ma che sono importanti per capire le ragioni più profonde del conflitto e comprendere che la soluzione a volte sta dove in apparenza nessuno l’avrebbe cercata.
Quello del mediatore è un lavoro faticoso e bellissimo, di pazienza e costruzione, ma diverso dal pur importantissimo lavoro di ricerca di un accordo che ogni avvocato fa, prima di portare il suo cliente in Tribunale. Ed è diverso, perché sono diversi gli strumenti, il contesto, il ruolo, quindi perché non potrebbe essere diverso anche il risultato di questo lavoro?
Quindi, ancora una volta, mi sento di dire che vale sempre la pena provare, seriamente, a trovare un accordo in mediazione.
E tu hai mai utilizzato lo strumento della mediazione? Che esperienza hai avuto?